domenica 5 aprile 2020

Step 7. La poesia latina e l'aurea mediocritas

Per trovare tracce dell'azione "misurare" nella poesia non è necessario far grandi ricerche tra numerosi libri e pagine web, ma è sufficiente lasciar correre lo sguardo e la mente tra le pagine di una composizione poetica latina.
Può sembrare un'affermazione sbrigativa e poco approfondita, ma basta guardare con attenzione quelle parole per rendersi conto della realtà effettiva: la natura stessa della poesia latina non è altro se non un'attenta misurazione delle parole scelte.
Questa forma letteraria (come quella greca) infatti non è qualitativa, basata su rime ed assonanze, ma quantitativa, ovvero basata su pause, accenti tonici e sillabe lunghe e brevi, poiché accompagnata in passato dalla musica.

Se vogliamo comunque trovare un esempio puntuale di misura nella poesia, possiamo rimanere sempre nel mondo romano ed ascoltare le parole di Orazio.
Quinto Orazio Flacco, poeta romano del I secolo a.C., rese la misura il perno centrale del suo stile di vita e delle sue composizioni; potremmo quasi definirlo un mantra che non ha solamente accompagnato l'esistenza dell'autore stesso, ma che (soprattutto) oggi offre spunti interessanti per condurre una vita serena.
La celebre aurea mediocritas di cui parla è la "moderazione ottimale", il tenersi lontano da ogni forma di eccesso, positivo o negativo, rispettando il giusto mezzo: è perciò fondamentale saper misurare se stessi ed il mondo che ci circonda, valutandone pro e contro, bonus e malus.


Carmina, Libro II, Ode X
Rectius vives, Licini, neque altum
semper urgendo neque, dum procellas
cautus horrescis, nimium premendo
litus iniquum.

auream quisquis mediocritatem
diligit, tutus caret obsoleti
sordibus tecti, caret invidenda
sobrius aula.

saepius ventis agitatur ingens
pinus et celsae graviore casu
decidunt turres feriuntque summos
fulgura montis.

sperat infestis, metuit secundis
alteram sortem bene praeparatum
pectus: informis hiemes reducit
Iuppiter, idem

submovet; non, si male nunc, et olim
sic erit: quondam cithara tacentem
suscitat Musam neque semper arcum
tendit Apollo.

rebus angustis animosus atque
fortis adpare, sapienter idem
contrahes vento nimium secundo

turgida vela.

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